Forum by U Siti i Vruvicaru
Torna alla HomePage - Vai alla Chat - Vai alla Fotogallery

Notizia: Forum, Chat e Fotogallery aggiornati alle ultime versioni
 
*
Benvenuto! Accedi o registrati.
Hai dimenticato l'e-mail di attivazione?
Maggio 03, 2024, 06:32:32 am


Accesso con nome utente, password e durata della sessione


  Visualizza messaggi
Pagine: 1 2 [3] 4 5
31  U Siti i Vruvicaru / Presentati / Re: ciao a tutti coloro che frequentano il sito inserita:: Gennaio 24, 2009, 09:27:26 pm
ben venuta speriamo tu ti trovi bene.
32  Verbicaro / Politica Verbicarese / Re: Le falsità della sinistra inserita:: Novembre 18, 2008, 08:07:47 pm
gli occhi tappati sembra che siano da tutte e due le parti.certo ca a senti a jiddi fa tutto jiddu a pulizzati a napuli a salvati l'alitalia se fatti ancunata legge ppi si salva u culu e vuva chi vi fidAzi i jiddi aviezi u favudili supa a duocchi(cumi facividi abbunarmi i ziju mija cu ciucci quanni avidda passa d'ancuna banna chi non ci vuliva passa).ji rispetti i deji vostri ma vi reputo cumu u ciuccio quanni ripitiezi tutto quiddi chi dicia jiddu senza rifletti e senza ca vi imformazi almeno nu puochi.
33  Verbicaro / Politica Verbicarese / Re: Chi eravamo?Chi siamo?Cosa siamo diventati? inserita:: Ottobre 11, 2008, 10:57:02 pm
[vedo che siete in tanti curiosi ma nessuno che lascia un commento !!!!!!
vorrei tanto che qualcuno leggendo queste pagine che io ho immesso su questa ciatt facesse dei commenti e volendo chiedere dei chiarimenti e non limitarsi solo a leggere e scappare.
comfido nella vostra curiosita e vi invito a lasciare dei commenti.
Grazieglow=red,2,300][/glow]
34  Verbicaro / Politica Verbicarese / Re: Chi eravamo?Chi siamo?Cosa siamo diventati? inserita:: Ottobre 05, 2008, 10:44:39 am
carissimo angel forse mi sono espresso in modo sbagliato su cose che sono avvenute tanto tempo fa ma bisognerebbe riscrivere un po di storia unitaria per noi stessi affinche capissimo tutti che non siamo un popolo di cafoni e briganti come la storia italiana ci ha definito e continua a definirci non essendoci volonta di fare chiarezza sugli eventi succeduti in quel periodo del risorgimento,vedo anche che nessun partito politico ma soprattutto nessun politico meridionale prende a cuore questo problema.purtroppo mi rendo conto che andare contro il potere politico nordista significa essere messi da parte,per questo credo che bisogna iniziare noi a cercare qualche bricciola di verita storica e a prescindere dall'appartenenza politica(destra o sinistra)prendere coscienza che la chiarezza e indispenzabile.
io e un po che rompo le palle ai politici locali(di verbicaro)chiedendo loro di fare qualcosa di provocante (come ad esempio cambiare il nome delle vie che riportano i nomi di quei delinquenti che ordirono contro il regno delle due sicilie,garibaldi in primis) sarebbe solo una provocazione ma secondo me potrebbe essere qualcosa di positivo.
qualche tempo fa gli eredi dei savoia anno intrapeso una causa contro lo stato italiano per un risarcimento per il loro esilio,e il ritorno dei beni comfiscati a loro dopo il referendum del 1948,tra questi beni figurano il quirinale,la reggia di caserta,ed altri beni da loro comfiscati con l'unificazione dell'italia. il quirinale era sede dei papi e la regia di caserta era stata costruita dai borboni,regia che loro spogliarono e i tesori portati a torino in quella che stavano costruendo loro ma che non sono mai riusciti a finire,(la regia di mondovi).
35  Verbicaro / Politica Verbicarese / Re: Chi eravamo?Chi siamo?Cosa siamo diventati? inserita:: Settembre 28, 2008, 04:36:37 pm
Il ruolo dei parlamentari meridionali a Torino

I deputati meridionali che giunsero a Torino, nel febbraio 1861, per l’inaugurazione del nuovo parlamento erano tutti accesi filopiemontesi e avevano avuto una parte molto rilevante nel favorire la conquista savoiarda prima screditando il governo meridionale e poi collaborando con l’invasione. La maggior parte, pur di rimanere nel gruppo di potere, chiuse tutti e due gli occhi di fronte all’annientamento economico e civile del Sud con un atteggiamento che è perdurato fino ai giorni nostri. Ma alcuni di loro fecero eccezione, presentando coraggiose interpellanze per difendere gli interessi del meridione: ne selezioniamo alcune divise per argomento (37):

1) riguardo lo stato delle finanze il deputato pugliese Valenti così dichiarava nella seduta del 3 aprile 1861 (atto nr.52): "Sotto i Borboni pagavamo gli stessi e forse minori pesi che paghiamo adesso. I Borboni mantenevano un’armata di 120 mila uomini (…) ponevano fondi in tutti i banchi all’estero, dotavano largamente la figliolanza e tuttavia il tesoro era fiorente" e il 4 dicembre il deputato Ricciardi così si esprimeva (atto nr.340): "Come mai questo paese le cui finanze erano così floride, la cui rendita pubblica era salita al 118 è in così misera condizione? "

2) riguardo la sicurezza personale il deputato siciliano Bruno così dichiarava nella seduta del 4 aprile 1861 (atto nr.53): "La Sicilia sotto i Borboni offrì per molti anni l’edificante spettacolo che furti non ne succedevano assolutamente e si poteva passeggiare per tutte le strade, ed a tutte le ore senza la menoma paura di essere aggrediti né derubati".

3) riguardo la proposta di legge abolitiva dei vincoli feudali in Lombardia il deputato Zanardelli così dichiarava il 7 maggio (atto nr.113): "La legge napoletana su tal proposito fu fatta nel 1806, in un tempo non di rivoluzione ma di restaurazione, in un tempo in cui i feudi venivano restaurati in Lombardia (…) e questa legge nella patria di Vico, di Mario Pagano e di Filangeri fu chiamata, anche dal Colletta, argomento al mondo di napoletana civiltà".

4) riguardo la connivenza con i Piemontesi dell’alta ufficialità borbonica prima dell’invasione il deputato Ricciardi così ebbe a dichiarare il 20 maggio 1861 (atto nr.140): "Appena reduce dall’esilio giunsi in Napoli (…) io feci la propaganda nelle caserme a rischio di farmi fucilare (…) gli ufficiali rispondevano: noi saremmo pronti ma i nostri soldati sono talmente fanatizzati che ci fucilerebbero (…) Ma vi pare che senza il lavoro segreto di questi ufficiali, senza il nostro lavoro, avrebbe mai potuto entrare Garibaldi in Napoli, città di mezzo milione di abitanti, con 4 castelli gremiti di truppe? Egli entrò solo in Napoli perché noi liberali, con un buon numero di ufficiali, glie ne aprimmo le porte"

5) riguardo lo strozzamento dell’economia meridionale e la piemontesizzazione: nella seduta del 20 novembre 1861 (atto nr.234) il deputato di Casoria, Proto, duca di Maddaloni, propose il distacco dell’ex Regno di Napoli dal Regno d’Italia e accusò apertamente il governo piemontese di avere invaso e depredato il Napoletano e la Sicilia: "Intere famiglie veggonsi accattar l'elemosina; diminuito, anzi annullato il commercio; serrati i privati opifici. E frattanto tutto si fa venir dal Piemonte, persino le cassette della posta, la carta per gli uffici e per le pubbliche amministrazioni. Non vi ha faccenda nella quale un onest'uomo possa buscarsi alcun ducato che non si chiami un piemontese a sbrigarla. Ai mercanti del Piemonte si danno le forniture più lucrose: burocrati di Piemonte occupano tutti i pubblici uffizi, gente spesso ben più corrotta degli antichi burocrati napoletani. Anche a fabbricar le ferrovie si mandano operai piemontesi i quali oltraggiosamente pagansi il doppio che i napoletani. A facchini della dogana, a camerieri, a birri vengono uomini del Piemonte. Questa è invasione non unione, non annessione! Questo è voler sfruttare la nostra terra di conquista. Il governo di Piemonte vuol trattare le provincie meridionali come il Cortez ed il Pizarro facevano nel Perù e nel Messico, come gli inglesi nel regno del Bengala". La presidenza della Camera invitò il deputato a ritirare la sua mozione ed egli il giorno successivo per protesta rassegnò le dimissioni. Il 4 dicembre il deputato Ricciardi (atto nr.340) insiste sull’argomento: "Due sono le principali piaghe di quelle provincie (…) la piaga morale è l’offesa profonda recata a sette milioni d’uomini (…) un paese che per otto nove secoli è stato autonomo, ad un tratto ridotto a provincia, un paese che vede distrutte per via di decreti le sue antiche leggi, le sue antiche istituzioni certamente non può essere contento. Aggiungete la invasione d’impiegati non nativi del paese i quali non sono veduti troppo di buon occhio (…) quanto alla piaga materiale la miseria è grandissima (…) e poi, e io ve la dico schietta, da Torino non si governa l’Italia, da Torino non si regge Napoli: questa è la mia convinzione profonda; in questo sta la radice di tutti i nostri mali" Il 20 dicembre il deputato San Donato (atto nr.340): "Tutti gli impiegati che da Torino si sono mandati a Napoli non solo sono stati promossi di soldo, ma si è loro accordata, sul tesoro napoletano, due, tre, sino quattrocento franchi al mese di indennità, mentre ai Napoletani traslocati in Torino nulla si è dato non solo, ma lo sono stati con gradi e soldi inferiori a quelli che lasciavano in Napoli". Nella stessa seduta il deputato Pisanelli: " Non vi è istituzione pubblica, collegi, università, amministrazione, educandati ecc. ecc., a Napoli, che non sieno stati sciolti, unicamente perché non avevano i regolamenti piemontesi. Il ministro della Marina signor Menabrea ha invitato 43 nobili padri di famiglia a ritirare dal collegio di marina i loro ragazzi (che essi vi tenevano da tre o quattro anni messi al tempo dei Borboni), unicamente perché gli è piaciuto dire che questi erano entrati nel 1858 quando a Napoli non vi erano regolamenti piemontesi ". Il 2 febbraio 1867 il conte Ricciardi, eletto a Foggia, e uno dei più tenaci difensori degli interessi del Sud si dimette da deputato, così motivando: "Dopo sei anni di lotta mi persuasi che l’opera mia in Parlamento si riduceva ormai ad un inutile sfogo (…) una opposizione divisa e acefala (…) una maggioranza impotente al bene (…) il governo di nulla di grande e fruttifero mostrasi iniziatore. Continuando io alla Camera mi assumerei una responsabilità tristissima; meglio sarammi tornare all’antico ufficio di scrittore, più umile, ma certo più utile, consolandomi alquanto dè mali di cui sono testimone, di aver fatto ogni sforzo per evitarli ". Più tardi un unitarista convinto come Giustino Fortunato, nella lettera a Pasquale Villari n. 89 del 2 settembre 1899, scrive: "L’unità d’Italia (...) è stata, purtroppo, la nostra rovina economica. Noi eravamo, nel 1860, in floridissime condizioni per un risveglio economico, sano e profittevole. L’unità ci ha perduti. E come se questo non bastasse, è provato, contrariamente all’opinione di tutti, che lo Stato italiano profonde i suoi benefici finanziari nelle province settentrionali in misura ben maggiore che nelle meridionali". Gli fece eco Gaetano Salvemini (1900): "Se dall’unità d’Italia il Mezzogiorno è stato rovinato, Napoli è stata addirittura assassinata (…) è caduta in una crisi che ha tolto il pane a migliaia e migliaia di persone". Sempre Fortunato in un’altra lettera del 1923 diretta a Benedetto Croce scriveva (38): "Non disdico il mio "unitarismo". Ho modificato soltanto il mio giudizio sugli industriali del nord. Sono dei porci più porci dei maggiori porci nostri. E la mia visione pessimistica è completa".
36  Verbicaro / Politica Verbicarese / Re: Chi eravamo?Chi siamo?Cosa siamo diventati? inserita:: Settembre 28, 2008, 03:41:26 pm
Industria metalmeccanica e siderurgica

Nei pressi di Napoli, a Pietrarsa, era attiva la più grande industria metalmeccanica d'Italia, estesa su una superficie di oltre tre ettari. Tra l'altro, era l'unica fabbrica italiana in grado di costruire motrici a vapore per uso navale (Fico. A Pietrarsa fu istituita anche la "Scuola degli Alunni Macchinisti" che permise alle Due Sicilie, unico Stato della Penisola, ad affrancarsi dalla necessità di disporre di macchinisti navali inglesi. A Pietrarsa venivano costruiti cannoni ed altri armamenti; venivano realizzati prodotti meccanici per uso civile, vagoni, locomotive ed i binari ferroviari (di cui in Italia solo Pietrarsa disponeva della tecnologia costruttiva). Lo stabilimento, inaugurato nel 1840, precedeva di 44 anni la costruzione della Breda e di 57 quella della Fiat. Era uno stabilimento rinomato in tutta Europa e lo Zar Nicola I, dopo averlo visitato, lo prese come esempio per la costruzione del complesso di Kronstadt. Accanto a Pietrarsa sorgevano la Zino ed Henry (poi Macry ed Henry) e la Guppy, entrambe con 600 addetti. Quest'ultima fornì, tra l'altro, il supporto delle 350 lampade per l'illuminazione a gas di Napoli (che fu la terza città europea ad averla, dopo Londra e Parigi).Viceversa al Nord, alla vigilia dell'unità, solo l'Ansaldo di Genova era a livello di grande industria (aveva 480 operai contro i 1.000 di Pietrarsa). Nel 1861, al momento dell'unità, vi erano tre fabbriche in Italia in grado di produrre locomotive: Pietrarsa e Guppy nelle Due Sicilie ed Ansaldo a Genova: l'efficienza e la concorrenzialità delle aziende del Sud è comprovata dal fatto che prima dell'unità esportassero in Toscana e anche in Piemonte (nel 1846 nelle Officine di Pietrarsa furono realizzate sette locomotive per il Regno di Sardegna: Pietrarsa, Corsi, Robertson, Vesuvio, Maria Teresa, Etna e Partenope) (9).

Torna all'indice

La ferriera di Mongiana sorgeva nei dintorni di Serra San Bruno, nel cuore dell'aspra montagna calabra ricca di minerale di ferro, ed occupava un'area di più di un ettaro. Poco distante, fu più tardi costruita Ferdinandea: oggi Mongiana è un borgo di pochi abitanti e Ferdinandea è spopolata, ma nel trentennio che precedette la fine del Regno il fermento era vivissimo. Nel marzo del 1861, quando fu proclamato il Regno d'Italia, gli addetti allo stabilimento di Mongiana erano 762 e si produceva ghisa e ferro malleabile d'ottima qualità che servì per la realizzazione delle catene, da circa 150 tonnellate, dei due magnifici ponti sul Garigliano e sul Calore (realizzati rispettivamente nel 1832 e nel 1835). Il complesso siderurgico calabrese di Mongiana e Ferdinandea era, fino al 1860, il maggiore produttore d'Italia di ghisa e semi-lavorati per l'industria metalmeccanica: produsse a pieno regime 13.000 cantaja di ghisa annue (circa 1.150 tonnellate). Altri impianti metallurgici erano attivi in tutti il Sud ma è "impossibile elencare tutti i piccoli e medi opifici metalmeccanici sorti grazie all'intraprendenza degli artigiani locali o di imprenditori del settore tessile interessati ad acquistare le macchine necessarie" (10).

Torna all'indice

Flotta Mercantile e Cantieristica Navale

Le Due Sicilie disponevano di una flotta mercantile pari ai 4/5 del naviglio italiano ed era la quarta del mondo: ne facevano parte oltre 9800 bastimenti ed un centinaio di questi (incluse le militari) erano a vapore (11); fu la prima flotta italiana a collegare l'Italia con l'America ed il Pacifico. Con circa quaranta cantieri di una certa rilevanza, era nettamente in testa rispetto al resto d'Italia. Il primo vascello a vapore del Mediterraneo fu costruito nelle Due Sicilie nel 1818 e fu anche il primo al mondo a navigare per mare e non su acque interne: era il Ferdinando I, realizzato nel cantiere di Stanislao Filosa al Ponte di Vigliena presso Napoli. l'Inghilterra dovette aspettare altri quattro anni per metterne in mare uno, il Monkey, nel 1822. All'epoca fu tanto grande la meraviglia per quella nave, che fu riprodotta dai pittori in numerosi quadri, ora sparsi per il mondo, come ad esempio quello della Collezione MacPherson e l'altro della Camera di Commercio di Marsiglia. Il cantiere di Castellammare di Stabia, con 1.800 operai, era il più grande del Mediterraneo. Al momento della conquista piemontese stava attrezzandosi per la costruzione di scafi in ferro. L'arsenale-cantiere di Napoli, con 1.600 operai, era l'unico in Italia ad avere un bacino di carenaggio in muratura lungo 75 metri.

Sono patrimonio delle Due Sicilie anche: la prima compagnia di navigazione a vapore del Mediterraneo (1836), che svolgeva un servizio regolare e periodico compreso il trasporto della corrispondenza; navi come il "Real Ferdinando" che potevano trasportare duecento passeggeri da Palermo a Napoli; la prima convenzione postale marittima d'Italia; la stesura del primo codice marittimo italiano del 1781 (ad opera di Michele De Jorio di Procida, che fu copiato da Domenico Azuni il quale se ne assunse la paternità), frutto di una tradizione che risaliva ai tempi delle Tavole della Repubblica Marinara di Amalfi e delle legislazioni meridionali successive. Le principali scuole nautiche erano a Catania, Cefalù, Messina, Palermo, Riposto (CT), Trapani, Bari, Castellammare, Gaeta, Napoli, Procida, Reggio (12). Fu riattivato il porto di Brindisi (1775) che era chiuso da secoli. Nel 1831 entrò in servizio la nave "Francesco I" che copriva la linea Palermo, Civitavecchia, Livorno, Genova, Marsiglia. La stessa nave anche effettuò la prima crociera turistica del mondo, nel 1833, in anticipo di più di 50 anni su quelle che seguirono: durò tre mesi con partenza da Napoli, arrivo a Costantinopoli (dove destò l'ammirazione del sultano) e ritorno con diversi scali intermedi. La crociera fu così splendida per comodità e lusso che fece dire " Non si fa meglio oggi" e " Il Francesco I è il più grande e il più bello di quanti piroscafi siansi veduti fin d’ora nel Mediterraneo, gli altri sono inferiori, i pacchetti francesi "Enrico IV" e " Sully" hanno le macchine di forza di 80 cavalli (mentre la macchina del Francesco I è di 120) (...) i due pacchetti genovesi si valutano poco, il "Maria Luisa" (del Regno di Sardegna) è piccolo, la sua macchina non oltrepassa la forza di 25 cavalli, e quantunque una volta siasi fatto vedere nei porti del Mediterraneo, adesso è destinato per la sola navigazione del Po." (13). Nel 1847 fu introdotta per la prima volta in Italia la propulsione a elica con la nave "Giglio delle Onde". Erano operativi regolari servizi passeggeri che collegavano i principali porti delle Due Sicilie: isole come Ponza, Ustica, Lampedusa, Linosa furono ripopolate affrancando la popolazione residente dall'incubo delle incursioni dei pirati barbareschi.
37  Verbicaro / Politica Verbicarese / Chi eravamo?Chi siamo?Cosa siamo diventati? inserita:: Settembre 27, 2008, 01:24:46 pm


1. La situazione politica italiana preunitaria

Il concetto di Stato e quello di Nazione vanno distinti e, per farlo, trascriviamo le definizioni del Dizionario della Lingua Italiana Zingarelli (ed. 2000): "Stato" è "persona giuridica territoriale sovrana, costituita dalla organizzazione politica di un gruppo sociale stanziato stabilmente su un territorio". "Nazione" è "il complesso di individui legati da una stessa lingua, storia, civiltà, interessi, aspirazioni, specie quando hanno coscienza di questo patrimonio comune"; da questo ne deriva che possa esserci uno stato costituito da più nazioni, come possa anche esistere una nazione senza stato (come esempi dei giorni nostri possiamo pensare nel primo caso alla Gran Bretagna, nel secondo ai Curdi). Per quanto riguarda l'Italia, bisogna risalire ai tempi dell'imperatore romano d'oriente Giustiniano, per trovare uno Stato unitario; dopo l'invasione dei Longobardi del 568 si ruppe l'unità politica e ci furono 1300 anni di divisioni che generarono nazioni diverse, almeno nel comune sentire del popolo, ognuna delle quali ebbe storia, cultura, usi e costumi propri; questo processo si esaltò nel Mezzogiorno perché esso "rimase in parte estraneo alla penetrazione longobarda sia per le persistenze bizantine sia per la costituzione subito dopo l'anno Mille, grazie ai Normanni, del primo stato unitario dell'Italia postromana (...) una nazione napoletana, ossia meridionale, comprendente tutte le genti dal fiume Tronto allo stretto di Messina" (1).

A causa di questo processo storico plurisecolare, a metà del 1800 l'idea di un unico Stato Italiano come Patria comune era assente in Italia, tanto che, per esempio, la popolazione delle Due Sicilie chiamava "forestieri" gli altri abitanti d'Italia, ed i Piemontesi, quando si spostavano dal loro stato, affermavano che andavano "in Italia"; in altre parole il popolo considerava "patria" il proprio stato italiano d'appartenenza (alla fine del Settecento erano 12, ridotti a 9 dal Congresso di Vienna del 1815 e subito dopo a 7: regno di Sardegna, regno Lombardo Veneto; ducati di Parma e Modena; granducato di Toscana, Stato della Chiesa e regno delle Due Sicilie). Non esisteva una lingua comune, gli italiani italofoni nel 1861 erano solo una sparuta minoranza, tra il 2.5% (2) ed il 9.5% (3), di questi, i Toscani erano la massima parte. Tutti si esprimevano nel proprio dialetto. In Piemonte si parlava, si scriveva e si pensava in francese; i figli dei ricchi studiavano in Francia e, una volta adulti, leggevano giornali francesi. Lo stesso Statuto Albertino fu scritto prima in francese e poi tradotto in italiano (4). L'analisi compiuta su 40 frequenze geniche del DNA (5) mostra come ancora oggi il nostro paese sia un mosaico di gruppi, differenziati dal punto di vista genetico e linguistico: nei vari dialetti della Penisola si ritrovano "relitti" delle lingue preromaniche. Già in epoca romana, le città d'Italia godevano di ampi diritti municipali, successivamente difesi contro le pretese di re, papi ed imperatori: tale spirito municipale è sopravvissuto fino ai nostri giorni, quale logica e orgogliosa conseguenza della storia.

Né esisteva, ai tempi dell'unità d'Italia, un'economia integrata tanto che solo il 20% dei commerci degli stati preunitari erano diretti verso le altre regioni della penisola. Le esportazioni delle Due Sicilie (minerali, prodotti agricoli e manifatturieri) andavano per 85% del totale verso Inghilterra Francia e Austria (6), paesi che erano in grado di acquistarli; nei confronti del regno di Sardegna il Sud aveva un saldo molto attivo (7). La Penisola era insomma come un condominio, si viveva sotto uno stesso tetto (le Alpi) ma ci si ignorava e spesso si litigava; ben diversa la realtà degli altri stati europei che da tempo avevano raggiunto la loro unità politica statale che spesso coincideva con quella nazionale.

Note al capitolo 1:

1. G. Fergola, L'Italia invertebrata, Controcorrente editore, 1998 torna al testo

2. T. De Mauro, Storia linguistica dell'Italia unita, Laterza,1976 torna al testo

3. A. Castellani, Quanti erano gl'italofoni nel 1861?, in "Studi Linguistici Italiani", 1982 torna al testo

4. N. Zitara, L'unità truffaldina, pubblicata su "Fora", rivista telematica: http//www.duesicilie.org modif. torna al testo

5 " Le Scienze ", 278, 1991, pp.62-69 . torna al testo

6. A. Graziani, Il commercio estero del Regno delle Due Sicilie dal 1832 al 1858, Ilte , Roma , 1965 citato da A. Banti in "La nazione del Risorgimento" , Einaudi, 2000, pag.21. torna al testo

7. T.Pedio, op.cit. pag.82 (per le province continentali del Regno, periodo 1838-1855: importazioni 19.441 ducati; esportazioni 33.541 ducati) . torna al testo

 torna all'indice

-------------------------------------

2. I progetti unitari e la loro caratteristica elitaria

Nella prima metà dell'800, a livello di ristrette e colte élite italiane ed in stridente contrasto col "comune sentire" del popolo, era presente e forte la convinzione dell'esistenza di un'unica Nazione Italiana che si faceva ascendere da alcuni all'impero romano, da altri al Medioevo; ad essa si facevano risalire i fasti del Rinascimento con il suo primato culturale indiscusso (che coincideva, con apparente paradosso, col punto più basso della rilevanza politica dell'Italia nel contesto europeo). Giovani universitari, avvocati, medici, giornalisti, scrittori, avevano formato il loro pensiero sulle opere di Foscolo, Berchet, Giusti, Giannone, Manzoni, Poerio, Pellico, Cuoco, D'Azeglio, Balbo, Botta e Gioberti (solo per citarne alcuni) e credettero fosse arrivato il momento di battersi per dare a questa Nazione uno Stato unitario. Erano una piccolissima minoranza anche perché solo pochissimi italiani sapevano leggere e scrivere (al momento dell'unità il loro numero superava a malapena il 20%). Questa aspirazione ad un'unione statale della Penisola divenne il loro ideale, ma si trovarono in conflitto sul come realizzarla. Nacquero quattro progetti politici, molto diversi e in palese contraddizione tra loro: quello repubblicano-centralistico di Mazzini, quello repubblicano-federale di Cattaneo (1), quello monarchico-federale a guida papale di Gioberti e quello monarchico-centralistico guidato dai Savoia che, per forza propria e degli accadimenti storici succedutisi nel tempo, prevalse alla fine sugli altri.

Scrive a questo proposito Alberto Banti (2) : "Le fratture che correvano all'interno del movimento nazionale erano di un tipo tale per cui chi avesse vinto la partita, avrebbe vinto tutto, e chi avesse perso sarebbe rimasto con un pugno di mosche in mano, in posizione politica (e spesso anche personale) del tutto marginale".

"D'altra parte, l'ingombrante presenza austriaca della penisola (...) poneva due ordini di problemi. Innanzi tutto, creava uno squilibrio permanente nei rapporti tra Stati italiani, dato che nessuno di essi aveva il peso ed il prestigio militare sufficienti a bilanciare l'influenza asburgica. In secondo luogo, catalizzava il problema italiano intorno alla parola d'ordine della cacciata dello straniero, ricca di suggestioni emotive (...) tali da far passare in secondo piano, come minimalista e inadeguato, qualunque programma volto a ottenere riforme costituzionali o amministrative nell'ambito degli ordinamenti esistenti (...) questa peculiarità' italiana fece sì che la dimensione cospirativa di stampo settario (Mazzini) (...). avesse un peso rilevante"(3) anche perché i programmi federalisti del Gioberti e di Cattaneo, pur rispettosi delle realtà secolari degli stati italiani, sostanzialmente fallivano nella soluzione del "problema Austria" .

La corrente repubblicana centralista del Mazzini si ridusse sempre più a perseguire solo il problema dell'unità nazionale e della cacciata dello straniero senza elaborare progetti atti a risolvere le esigenze pratiche del popolo italiano: così la questione contadina, la depressione economica, l'analfabetismo; il divario tra le classi sociali, rimasero in secondo piano.

Tutti questi progetti unitari "raccoglievano ostilità e soprattutto indifferenza nel popolo italiano" (4) nella prima metà dell'Ottocento, infatti, l'idea di un'Italia unita e indipendente non si era formata, com'era del tutto assente una coscienza nazionale; né sono da contrapporre a queste asserzioni le "spontanee insurrezioni popolari unitarie" che si manifestarono nei vari stati italiani: esse erano notoriamente organizzate da agenti sabaudi. Né tanto meno i risultati dei "plebisciti" che nessuna mente intellettualmente onesta può definire, guardando alle modalità del loro svolgimento, libera espressione di volontà popolare.

Note al capitolo 2:

1. affermava che "gli italiani senza federalismo saranno sempre discordi, invidiosi, infelici", riportato da Alessandro Vitale nel Supplemento al n.10 di "Liberal", febbraio 2002 torna al testo. L'affermazione è da valutarsi con riferimento alla situazione italiana del 1840 (Penisola divisa in 7 stati). Torna al testo

2. La nazione del Risorgimento", Einaudi, 2000. Torna al testo
38  Altro / Libri, Film, Musica, Siti etc etc / Re: Siti internet inserita:: Settembre 14, 2008, 07:04:06 pm
voglio segnalare uno dei siti piu interessanti sulla storia del regno delle due sicilie, www.morronedelsannio.com/sud/
39  Altro / Libri, Film, Musica, Siti etc etc / Re: Siti internet inserita:: Settembre 13, 2008, 01:47:48 pm
carissimo angel io non so se un solo uomo possa giudicace se un libro possa riportare delle verita oppure falsita,questo robert harris,su cosa si basa per dire che i contenuti sono verita oppure no,a prescindere che costui e un anglo sassone,(la gran bretagna contribbui in prima fila a consentire prima a garibaldi e poi a vittorio emanuele ad occupare il regno delle due sicilie) io ti chiedo e affidabile nella sua accertazione della verita contenuta in un libro?
ti elengo alcuni scritti in mio possesso dove si trovano tante verita(poesie e canzoni,di ferdinando russo,dossier brigantaggio,di francesco mario agnoli,il separatismo siciliano,ma questo parla di storia piu recente,e poi 8 volumi publicati dal mattino di napoli scritti da vari autori filo governativi ma che comunque sono fonte di moltissime contraddizioni e di varie lettere di generali ai loro familiari dove si esaltano dei vari massacri che ogni giorno ordinavano ai loro militari.
40  Altro / Libri, Film, Musica, Siti etc etc / Re: Siti internet inserita:: Settembre 11, 2008, 08:42:00 pm
Furono altresì chiuse con decreto le antiche cave d'argento per favorire gli alleati francesi. Furono poi chiuse le ricche fabbriche manifatturiere e l'industria fiorente del baco da seta per favorire quelle del settentrione. Vennero boicottati i bacini e gli arsenali navali, in cui si fabbricavano prestigiosi battelli (il primo a vapore fu realizzato nel Regno) al fine di favorire i concorrenti cantieri liguri. Non si dette seguito alla costruzione di nuove tratte delle ferrovie che avevano (con la Napoli-Portici)iniziato i Borboni. In Sicilia, che era da secoli il granaio d'Europa e che dai suoi porti faceva partire prodotti agricoli ed agrumi per tutta l'Europa, si boicottarono i trasporti impedendo che le mercanzie giungessero regolarmente ai porti, i quali in breve tempo persero la loro secolare importanza mercantile. Fu introdotta la carta moneta, (dal 1866 a corso forzoso) al posto degli scudi in oro, anche perché fu prelevato il tesoro napoletanto e fu addirittura confuso il debito pubblico. Furono inviati al sud Prefetti settentrionali, che non capivano il dialetto e gli usi e costumi secolari dei meridionali e che furono visti come "truppa d'occupazione". Fu reintrodotta la tassa sul macinato , cioè sul pane, che era l'elemento essenziale per la sopravvivenza dei poveri. Fu introdotta una tassa sul sale e sui tabacchi, che allora la Sicilia esportava in tutto il mondo, introducendo il monopolio di stato. Ebbero così luogo sommosse popolari dei ceti affamati, che furono anche ferocemente spente dalla nuova polizia del nuovo Regno d'Italia.

Il brigantaggio insanguinò le province meridionali per tutto il primo decennio di vita dello stato unitario e i caduti furono molte migliaia in entrambi gli schieramenti. Si pensi che, almeno sino al 1865, i due terzi dei reparti del neoformato Esercito Italiano (circa 120,000 uomini) furono impiegati nella repressione della rivolta meridionale. Basti pensare che fino al 1870 fu dichiarato lo stato d'assedio per ben 8 volte per reprimere quelli che vennero tuttavia definiti "quattro straccioni di briganti" che ancora non volevano arrendersi al nuovo re.

Bisogna poi sottolineare che, con l'annessione, venne introdotta la leva militare obbligatoria fino ai 40 anni (sino ad allora il servizio militare nel regno era a ferma volontaria) : questo fece sì che molti giovani si dessero alla diserzione o andassero ad ingrossare le file dei "briganti". Un forte inasprimento degli scontri arrivò nell'agosto del 1863 con la famigerata Legge Pica, che per far fronte alle rivolte nel meridione riporto la legge marziale, i processi militari e le deportazioni di molti "briganti" verso il nord del Paese e in particolar modo nella fortezza di Fenestrelle in Piemonte, da cui molti non fecero più ritorno.

Gli eccessi dell'esercito regolare si verificarono in particolare nei confronti della popolazione civile, diversamente da quanto accadde nella coeva Guerra di secessione americana.

Molti furono i paesi e le città che diedero un contributo in vite umane. Da ricordare sicuramente il massacro di Bronte da parte di garibaldini comandati da Nino Bixio, di Isernia dove furono mostrate le teste mozzate e racchiuse in una gabbia di 4 briganti, San Lupo, Casalduni e Pontelandolfo che furono quasi rasi al suolo dai bersaglieri.
dal sito regno delle due sicilie
41  Altro / Libri, Film, Musica, Siti etc etc / Re: Siti internet inserita:: Settembre 10, 2008, 08:41:53 pm
angel non je propio accussi penza ca u regno delle due sicilie jeridi a terza potenza economica a sicunna potenza navale,jeridi a potenza chi stavidi frichenni a livello industriale picchi avijidi l'industria metalllurgica chju avanzata e producividi i mejji locomotive in commercio in quiddu mumenti anta u 1859 avijidi na cunzegna i lociomotori di 600 unita chi quanni ana rrivati i savoia ani bluccati tutto e ani trasfiriti i fabrichi u nord cumpresi a manodopera specializzata i tilari chi cui tissivini a sita e a lana e tutto quiddi chi di buoni ceridi sana arrubbati e ani purtati u nord.
42  Altro / Libri, Film, Musica, Siti etc etc / Re: Siti internet inserita:: Settembre 10, 2008, 08:01:10 pm
angel carissimo tuttu quiddi casi liggiuti je verita chi vena tinuta segreta du statu italiano ma cce di chju ci su 1400 fascicoli militari chi riguardini propio u periodo 1860-1875 adduvi i cumandanti militari di savujardi ammazzavini a genti senza mutivi. jija ahi vinutu a conosci sti fatti picchi supa a na bancaredda a vrivicari truvai nu libri chi si ntitulava (I MASSACRI DEI SAVOIA NEL SUD)da quissi ai cuminciati a fa ancuna ricerca e ai scuperti ca cciani stati puri duji interrogazioni parlamentare adduvi i ministri jerini Spadolini e quddati jeridi Mastella tutti duji ministri dell'interno ma nissuni di duji a saputu da na risposta credibile supa a si fatti,
non ani saputu dici manchi chi fine ani fatti tutti i soliti e ddori chi i savoia anarrubbati puri alla genti chi viniva suspittata di jessi filo Borbonica e ppi quissi viniva fucilata,teng puri altri libri chi parlini di fatti ca puochi conoscini.
43  Altro / Di tutto di più / Re: Concerti estate 2008 inserita:: Settembre 09, 2008, 07:36:33 pm
domenica sera sono andato a sentire Gianna Nannini,bel concerto.
44  Altro / Di tutto di più / Re: webcam a Verbicaro inserita:: Settembre 09, 2008, 07:33:38 pm
adm la cosa si potrebbe risolvere se l'amministrazione ne posizionasse una dal balcone del comune giustificando la web come messa a sorveglianza dello stesso edificio comunale.
45  Altro / Libri, Film, Musica, Siti etc etc / Re: Siti internet inserita:: Settembre 06, 2008, 11:43:22 pm
a tutti quiddi ca ddi nteressidi nu puochi i storia da terra nostra vi cunsijji i jidi a visita u siti (brigantaggio.it)e puva natu siti chi jedi (nazzione napolitana) facietimi sapi si i truvazi interessanti oppure no.
Pagine: 1 2 [3] 4 5
Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.11 | SMF © 2006-2007, Simple Machines LLC

U Siti i Vruvicaru - www.verbicaro.net - Cupirait © 2006-2008 - Tutt' i diritt' sù riservat'
XHTML 1.0 valido! CSS valido! Dilber MC Theme by HarzeM